Incisioni e Xilografie
Che cos’è l’incisione? Difficile da definire. Affascinante e bizzarro mondo, non è facile entrarvi. La lastra è ostile, non ha la morbida accoglienza del foglio di carta, le punte sembrano ingrati strumenti che tracciano segni invisibili. L’immagine è solo uno scintillante intreccio di segni. Acceca quasi. Non vedi, non ti è concesso. Bisogna sapere aspettare. Ecco allora che si inizia ad entrare nel mondo dell’incisione dove è il Tempo a dettare le regole del gioco. È lo scorrere del tempo e la potenza invisibile dell’acido a decidere l’intensità di un nero. L’immagine è scavata, a volte troppo a volte troppo poco, allora immergi nell’acido, aspetta, conta, riprova. Inchiostra la lastra, il nero lascia intravedere qualcosa. Gesti ripetuti, sempre gli stessi… e inizia la danza della stampa, un sorta di sacro rituale dove avviene la magia: sollevi il feltro, sollevi il foglio, appare finalmente l’immagine. Spesso diversa da come l’avevi immaginata, a volte meglio. Macchie, incidenti di percorso suggeriscono immagini inaspettate, rivelano nuove incredibili suggestioni che chissà dove porteranno. È un mondo misterioso quello dell’incisione dove vigono regole severe fatte di tempi, gesti e reazioni chimiche; ma è solo imparando a giocare e a trasgredire queste regole che si apre la porta verso un mondo di infinite possibilità creative. Io ho appena spiato attraverso il buco della serratura.
L’incisione è stasi. È pazienza. È sapienza delle mani. Mestiere antico e silenzioso, c’è chi dice anacronistico. Credo invece sia un mestiere necessario e prezioso. In un tempo come il nostro dove ci impongono la velocità, dove non c’è tempo per avere tempo, dove regna sovrana la smaterializzazione è necessario riappropriarsi del Tempo, educarsi al saper aspettare, e al saper fare con le mani.
E perché no, provare ad incidere un bisonte, il gesto più antico ed umano del mondo.
Un grazie ai miei maestri Manuel e Vincenzo per avermi insegnato tutto questo.